Ken Shiro Fist Of The North Star Catalogo 22,00 €
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Ken Shiro Fist Of The North Star PS4

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Basta un istante, il ritmico risuonare dei passi, lenti e misurati, del giustiziere post apocalittico per eccellenza sulle scale del palazzo reale di Croce del Sud, per rievocare nella mente degli appassionati le ore passate a canticchiare "mai mai scorderai...", con gli occhi fissi sul fiore all'occhiello del palinsesto di qualche oscura emittente regionale e la mente inondata dalla cruda epicità di un'epopea senza tempo. Fist of the North Star: Lost Paradise apre il sipario su una delle sequenze più importanti per l'opera di Tetsuo Hara e Buronson, vero e proprio rito di passaggio per un eroe solitario destinato a percorrere un lungo cammino di sacrificio e sofferenza.

Se la sconfitta del rivale Shin rappresenta, nell'opera originale, il primo passo verso l'adempimento del destino di Kenshiro come salvatore del mondo, in Lost Paradise questo confronto segna la fine della sezione tutorial e l'inizio della storia inedita messa insieme dal team CS1 di Sega. Per comporre la trama portante del suo "Yakuza dell'Orsa Maggiore", lo sviluppatore ha infatti deciso di rivedere in toto il continuum narrativo del manga, proponendo al pubblico una storia alternativa che trova le sue fondamenta nella città di Eden, un'oasi di prosperità nei deserti senza fine di Fist of the North Star. Un'idea intelligente - almeno sulla carta - perché in grado di offrire al team una maggiore libertà creativa, utile per arricchire il quadro ludico con le sfumature più eccentriche della serie Yakuza, senza però andare ad intaccare l'ortodossia del manga. Peccato però che, sia dal punto di vista ritmico che da quello squisitamente narrativo, Lost Paradise manchi piuttosto clamorosamente lo "tsubo" della soddisfazione, proponendo una storia carica di espedienti improbabili e inutili lungaggini, che finisce col diluirsi in un oceano di sottotrame "filler", scarsamente rilevanti ai fini dell'intreccio. Questi riempitivi sono in genere il veicolo scelto dagli sviluppatori per offrire al pubblico abbondanti dosi di "fan service", somministrate senza però offrire la giusta dignità ai camei in questione. Ed ecco quindi che l'arco narrativo di Rei - completamente rivisitato- si esaurisce in 10 minuti scarsi con un combattimento nell'arena, il confronto con Jagi viene innescato da un minigioco al limite del risibile e lo scontro con il Sacro Imperatore Souther (arrivato a Eden per... motivi) mette in scena improbabili movenze da lap dancer. Pur trattandosi di scelte compatibili con il contesto ibrido portato avanti dal team di Sega, il concerto di avvenimenti che compone la trama perde efficacia con una quota abbondante di note stonate, specialmente considerando che si tratta di un titolo dedicato principalmente ai fan storici dell'uomo con le sette cicatrici sul petto.

Anche per quanto riguarda il disegno generale, il titolo porta avanti una sceneggiatura piuttosto debole, nella quale una manciata di momenti memorabili finisce col perdersi in una marea di trovate discutibili e sequenze mal orchestrate. Ad aggravare il tutto c'è una marcata tendenza al backtracking che, come anticipato, ha un peso fin troppo rilevante nel bilancio del gameplay. In Lost Paradise anche le "substories" tipiche della saga Yakuza risultano un po' sottotono, largamente prive degli spunti a tratti geniali che costellano il lavoro di Nagoshi e soci.

Questo perché in Yakuza le missioni secondarie sono utilizzate per mostrare al pubblico un vivido spaccato della società nipponica, tra stranezze esilaranti e situazioni che, per quanto peculiari, appaiono perfettamente coerenti con la tessitura di un micromondo unico e avvolgente. Nelle lande post apocalittiche di Fist of the North Star, invece, molti di questi incarichi mancano di arricchire il contesto con gradevoli pennellate di colore, piegando le necessità della strutturazione ludica a qualche forzatura di troppo. Niente di realmente drammatico o intollerabile, badate, ma bisogna anche considerare che il contributo in termini di giocabilità spicciola vede il nostro nerboruto beniamino vestire spesso gli improbabili panni del galoppino tuttofare, alle prese con missioni che raramente si allontanano dalla formula "vai lì, devasta quella masnada di briganti crestati, ritorna".

Omae wa mou shideiru

Ciò non toglie che, dal punto di vista squisitamente contenutistico, Lost Paradise sia un titolo decisamente denso, con un paniere di attività strabordante, colmo di minigiochi caratterizzati da diversi livelli di follia. Per quanto, anche in questo caso, ci si muova in territori molto lontani dal canone del manga, parliamo di elementi che, nel quadro generale della produzione, funzionano piuttosto bene e contribuiscono efficacemente a spezzare la routine sanguinaria al centro del gameplay. Passare qualche ora a servire cocktail o a mettere a frutto i morbidi talenti delle hostess di un nightclub, sfogando poi lo stress accumulato con una sessione intensiva di "lancio del teppista", offre ai giocatori una gradita dose di occasioni di svago e guadagno, a patto che si riesca a sopportare la vista di un Kenshiro in ghingheri e insolitamente socievole.

D'altronde, ragazzi, bisogna tenere a mente che si tratta a tutti gli effetti di uno spin-off della serie Yakuza, quindi era inevitabile che il team riutilizzasse sistemi di gioco già ampiamente collaudati, compresa l'immancabile dose di cabinati arcade, qui riproposti come reliquie di un lontano passato, da recuperare e rimettere in funzione per allietare la dura vita dei cittadini di Eden. Non convince appieno, però, la forte dipendenza del sistema di progressione dal completamento delle attività secondarie, substories incuse. Accumulando frattaglie detonate e avanzando di livello, infatti, Kenshiro guadagnerà esclusivamente "Star Orb", punti che in genere possono essere utilizzate per sbloccare abilità generiche e aprire il percorso verso i potenziamenti più interessanti dei 4 skilltree a disposizione dei giocatori. Per migliorare sensibilmente l'arsenale marziale del possente Ken, e arrivare a godere appieno della varietà offerta dal combat system, avrete però bisogno degli Orb speciali offerti in premio (per la gran parte) da mansioni e incarichi opzionali, pena una riduzione drammatica dell'efficienza letale dell'amato Hokuto Shinken. Se da una parte questa scelta rallenta un po' artificialmente il ritmo della progressione, dall'altra spinge gli utenti a valutare attentamente il proprio percorso d'avanzamento, nel tentativo di comporre una build all'altezza della leggenda di Hokuto.

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